L’altro ieri mi trovavo a transitare per ragioni culinarie nei pressi di un supermercato Coop di cui per ovvie ragioni non posso fare il nome. Nel parcheggiare l’autovettura mi si avvicina un giovane di colore probabilmente nigeriano chiedendomi qualche moneta spiccia. No, non posso, non ce l’ho. Entro per comprare quelle quattro misere cose per mettere insieme il pranzo con la cena: verdura di stagione, 2 pacchi di spaghetti. Fra gli scaffali vedo interessato il parcheggiatore

che sceglie una scatola fra il reparto confezionati. Vado alla cassa, ritrovo il giovane con una confezione di dadi da 20 della Maggi marchio della multinazionale Unilever. Visto che pure dentro continuava a chiedere soldi, mi sono permesso di chiedere il perché della scelta.  No perchè con questi si fa bollire  l’acqua e si fa la zuppa. Ma ce devi mette qualcosa di sostanza perchè nei componenti del prodotto di carne c’è n’è poca e invece c’è più chimica che in una raffineria di petrolio. Stava davanti a me nella fila della cassa. Alla dogana la cassiera batte il prodotto ma al giovane non gli bastavano i soldi. Pigliane un altro più piccolo. Sulla porta siccome sabato ci sarà la colletta alimentare stava appiccicato il seguente manifesto:

allora mi sono domandato ad alta voce: Ma questo deve aspettare sabato per mangiare ?  E mi sono messo a riflettere sulla Coop, sulla cassiera, sulla collega della cassiera che domandava e mi sono scusato con il povero negro.

Perdona loro che non sanno quello che fanno.

Però pure il negro: Ma che te magni sta porcheria?

Tempo addietro in un altro punto vendita della Coop ho assistito ad una scena memorabile: un altro giovane africano stava nel reparto prodotti per la persona quando ha aperto una confezione di dopobarba e se ne è versato una goccia su un polso. L’ha visto il contractor della sicurezza che fra l’altro fa parte di una cooperativa piddista, e glie n’ha dette quante ad un cane: che qui che là, che il cartello non aprire le confezioni ci stava, in alto, se lui era basso di statura non era un problema suo. Le regole ci sono, vanno rispettate. Insomma gli ha messo in mano il prodotto e l’ha scortato alla cassa per assicurasi che pagasse. Il povero negro nell’attesa, si vedeva che rifletteva ma non si capiva su cosa. Siccome ero stato presente alla scena e miravo da lontano, mi sono permesso di perorare la causa presso la cassiera che so essere di origini estere. Ma no, non si può fare. Il giovane africano mezzo spaesato caccia 50 euro e paga, in silenzio. Attraversa tutto il corridoio di fretta e butta qualcosa sul portarifiuti sotto l’apparecchio telefonico pubblico. M’affaccio sul contenuto: era la scatola pagata.

Io alla Coop so’ socio, ce vado spesso. Il giovane contractor l’ho rincontrato e ciò parlato e gli ho ho chiesto come ragionava e lui m’ha detto che il lavoro è lavoro, lui non è razzista. Mentre stavamo a chiaccherare vedo una signora di mezz’età che stava provando la fragranza di un fantastico prodotto. Con la mimica lo faccio notare al giovane.

Alla signora n’gn’ ha detto ‘n cazzo.