SECONDO MORTO QUESTI GIORNI ALLE PORTE DELLA COOP,

 QUESTA VOLTA DI CASTIGLION DEL LAGO.

L’ANNO SCORSO ALLA COOP DI FONTIVEGGE UN ALTRO CRISTIANO (POI SCOPERTOSI EGIZIANO ) AVEVA CERCATO RIFUGIO NEL PARCHEGGIO DELLA COOP:

INUTILMENTE.

LA COOP (E IL SISTEMA CHE CI STA DIETRO), NON RIESCE A SALVARE DALLA MORTE QUELLI CHE IN LEI CONFIDANO?

L’ORAZIONE FUNEBRE QUESTA VOLTA ALLA TGR L’HA FATTA RAFFAELLI, L’INVENTORE DEL RAFFAELLISMO: MOLTE PENNELLATE PIENE DI RETORICA MONODIREZIONALE.

DA PIAGNE!!!

 QUI SOTTO: MATERIALE PER NON DIMENTICARE.

https://piddismoreale.wordpress.com/2011/11/26/colletta-per-sepolcri-imbiancati/

www.Lanazione.it Lunedì e-mail: cronaca. perugialdlanazione. net 13 Dicembre 2010

UN BARBONE AVEVA CERCATO RIFUGIO NEL PARCHEGGIO D’UN SUPERMERCATO A FONTIVEGGE. Trovato morto dopo una notte di gelo. I carabinieri non hanno riscontrato segni di violenza, ancora sconosciuta l’identità

di ENZO BEREITA-

PERUGIA

 ERA IN UN ANGOLO buio del parcheggio del supermercato, rannicchiato sotto una vecchia coperta poggiata su un materasso fradicio d’acqua e alcuni scatoloni. Chi lo ha notato per primo, ieri mattina, credeva stesse dormendo perché non rispondeva. Soltanto qualche minuto più tardi i carabinieri si sono accorti che, in realtà, quel barbone era morto. Con molta probabilità a causa delle temperature rigide della notte, quando aveva cercato rifugio nel corridoio del parcheggio della Coop di Fontivegge, di fronte alla stazione di Perugia. E’ un uomo, tra i 40 e i 50 anni d’età spiegano gli investigatori che non hanno trovato nessun documento d’identità nelle tasche della vittima. Per questo motivo è ancora necessario identificarlo e sottoporlo ad esami più accurati in sede di autopsia. Ovviamente non si possono escludere, oltre alle indubbie basse temperature invernali, anche cause naturali tra le ragioni del decesso. La vita di stenti portata avanti con fatica dal senzatetto, come d’altronde la cattiva alimentazione dell’uomo ridotto ai margini della società, potrebbero aver contribuito alla tragedia, ma tutte queste rimangono per il momento mere supposizioni. Di certo sul corpo del senzatetto non sono stati notati segni di violenza, questo almeno è emerso da un primissimo esame svolto nei sotterranei dell’area di posteggio. «Deve essere entrato qui, da questa porta d’emergenza – spiega il direttore del supermercato, Ennio Nini è stata forzata». Da quell’uscita di sicurezza (di fronte ce n’è un’altra di metallo, «corrosa dalla pipì») si passa attraverso delle scale per raggiungere il luogo dove è stato rinvenuto il cadavere. C’è sporcizia dappertutto: vomito, pezzi di plastica.

IL GIACIGLIO Alcuni inservienti portano via il vecchiomaterasso fradicio di acqua dove dormivala vittima. Il corpo rinvenutosu un materasso di fortuna fradicio di acquastica abbandonati, briciole, scatoloni col marchio McDonald’s, umidità. Gli addetti alle pulizie indossano mascherine mentre riordinano e portano via il materasso sopra il quale il clochard ha trascorso l’ultima notte. Mentre lo piegano per portarlo via col furgone quella specie di fagotto perde liquido, forse è acqua piovana filtrata fino a quell’angolo di corridoio in cui non c’è neanche la luce. «Se vengono qui spesso a dormire di notte i barboni? Capita, anche spesso – spiega il responsabile del punto vendita – durante l’ultimo giro della sera prima di chiudere quando c’è qualcuno che dorme lo invitiamo ad uscire, l’indomani mattina c’è capitato anche di trovarne due o tre».LE VOCIEnnio Nini, il direttore del supermercato nel cui parcheggio è stato trovato morto il barbone ancora senza un nomeCerasa: «Abbiamo riaperto la casa di via Vincioli»«DA UN MESE circa abbiamo riaperto la casa di accoglienza in via Vincioli, ci sono state delle richieste e chi ci ha chiesto un posto dove andare a dormire lo abbiamo sempre ospitato». Stella Cerasa (nella foto) della Caritas di Perugia traccia un profilo delle persone alle quali viene offerto un posto caldo dove riposare: «Sono quasi tutti giovani, tra loro c’è un uomo di sessant’anni. Quanti posti abbiamo? Dodici in tutto, quelli occupati finora sono otto, c’è anora posto». In questi dormitori ai quali si rivolgono senzatetto e persone bisognose esistono poche ma basilari regole di convivenza: «ordine, rispetto del prossimo e del luogo dove si dorme». Niente di più.Tornando al clochard trovato morto nel parcheggio della Coop di Fontivegge, secondo un comunicato dell’Arma «il decesso potrebbe essere attribuibile a cause naturali oppure ai rigori delle basse temperature invernali», torna d’attualità l’emergenza di un quartiere difficile. Ennio Nini, da tre anni direttore del supermercato Coop della stazione, mostra la porta forzata dalla quale potrebbe essere passato il barbone trovato cadavere ieri mattina. Saliamo le scale e l’uscita d’emergenza sbuca su piazza Vittorio Veneto, nel cuore di Fontivegge. E’ piena di stranieri, alcunicon facce poco raccomandabili e già pubblicate dai giornali quando polizia e carabinieri diffondono le loro fotosegnaletiche dopo gli arresti.«Di sera la stazione è in mano loro» ci aveva spiegato mesi fa un capotreno con lo sguardo rivolto verso un gruppetto di stranieri. «Tutto questo via vai in bagno? Chissà cosa vanno a fare…». Un tassinaro ci aveva rivelato che «basta l’arrivo di una pattuglia e sembra di stare in un’altra città». Basta passeggiare lì vicino perché uno spacciatore ti si avvicini per offrirti cocaina. Vennero notati alcuni acquirenti allontanarsi dalle scalette di piazza del Bacio; mentre stavano scendendo gli scalini hanno aperto il `cartoccio’. Una voce da sopra li ha messi in guardia: «State attenti – si sentono dire – ci sono le telecamere…».E.B.

CHIUSI BLOG 

La morte di Falk Renè Hagen

di Tommaso Provvedi

Ultimamente lo si vedeva sempre all’ingresso della Coop  di Castiglione del lago a chiedere l’elemosina. Viso smunto, sguardo tipicamente tedesco e tante lattine di birra a fargli compagnia.

Prima della cittadina umbra, René frequentava lo stesso supermercato, ma a Torrita.

Io e mio padre lo conoscemmo là, qualche anno fa, accompagnati da Barbara, una volontaria della Caritas locale. Pur essendo in Italia da molti anni, parlava poco la nostra lingua ma riusciva bene a spiegare chi erano i suoi unici amici: “bira e fumi” diceva spesso.

Era seriamente deperito. Dopo avergli offerto un caffè (chiaramente corretto) lo portammo al primo albergo aperto che trovammo, chiedendo se potevano ospitarlo per qualche giorno e fargli una doccia…ovviamente non avevamo soldi.

“Perché non se lo prende lei?!?!” si sentì rispondere il mio babbo. Fu così che ci prestarono una camera al secondo piano per pulirlo, lavarlo e asciugarlo… poi via verso Chiusi.

Una volta improfumato, lo portammo a cena con altri amici della Caritas e, dopo mangiato ci fu il primo problema: a che era servito lavarlo per bene se stanotte se ne fosse riandato a dormire in qualche panchina?

Dunque René rimase a dormire da noi. Per qualche settimana. Scoprimmo che era diabetico e necessitava di continue cure. Meno male ci pensava mia madre a fargli le punture, perché qualcun altro da quanto era magro, avrebbe avuto paura di bucarlo. Poi si trasferì al Mondo X di Pescia. Ma dopo pochi mesi ci chiamarono: René voleva tornare dai suoi amici di Chiusi.

Un bel problema: dove l’avremmo ospitato?

Ebbene fu così che nacque la prima foresteria di vicinato della Fraternità “Falk René Hagen”, si perché la fraternità era nata grazie a lui. Poi la poesia finì presto: dopo meno di un anno disse di voler tornare in Germania a cercare i suoi figli, invece si ridiede al barbonaggio, senza voler parlare più con noi. Grazie a Dio, però, la comunità di Castiglion del lago non gli fu indifferente. Molti lo conoscevano, lo invitavano a pranzo e tentavano di aiutarlo; compresi vigili urbani e servizi sociali. Ma lui era troppo “selvatico”.

Falk René Hagen, in questi giorni di neve e freddo, ci ha lasciato. Un ictus per il medico legale.

Quanti senzatetto se ne vanno tra l’indifferenza della gente.

Ma la tua morte René non ci rimane indifferente. Perché ci hai insegnato una cosa molto importante: l’umiltà di farsi servire.

In un mondo in cui ognuno deve far da sé senza aver bisogno di nessuno tu hai permesso ad un ragazzetto e ad un ferroviere pensionato, che mai avevi visto prima, di farti lavare e curare piaghe e ferite. Un gesto di estrema umiltà che ha fatto nascere una fraternità, che ora porta il tuo nome.

La fraternità intera ti ringrazia René.

E spera di poterti fare un ultimo atto di riconoscenza, se sarà possibile, dandoti degna sepoltura nel comune in cui ancora risultavi residente: il comune di Chiusi.